Mio caro amico
[…] Avendo Ciccimarra trattato con Berlino e Dresda quest’ultimo dice averla acquistata dal figlio di Ricordi proclamandosi proprietario (mentre potea dire a Morlacchi aver preghiera mia o di Lanari per venderla) parole scritte a Ciccimarra: questi ricorda di già d’aver venduto per mio conto per 800: fr‹anch›i una copia a Berlino ec: ec: Tutto questo amalgamento di cose non avrebbero fatto perdere la testa anche al Diavolo? e volete e pretendete che non la facessero perdere ad un Siciliano? ... Ritorniamo amici più di prima e non rinunciate a voler trattare ancor per me i contratti che riguardano la Norma; ma vi prego di tenermi informato delle vendite che farete: pel prezzo regolatevi a v‹ost›ro giudizio, ma dopo venduta ditemelo; e così fatemi piacere di darmi nota di tutto l’introito che è passato in v‹ost›ra mano; e se non vi è discaro ditemi tutti i teatri dove sapete che l’hanno rap‹presenta›to con la vera partizione. Mio caro amico, io son giovine, ed ora incomincio a conoscere il mondo: voi sapete di quali imbrogli è formato, e sapete che sbagli si commettono con persone che non si dovrebbe: ma alla volte non è la convinzione, ma uno è sì maltrattato si trova sì spesso dupé che nella rabbia non vede ciò che fà.
[…] Avrete un‘opera ricca di pezzi, riguardo che ho dovuto dare pezzi a tutte e quattro, e parti eguagli; perció l‘ho ridotta in due atti soli, e non tre, diversamente sarebbe finita a tre ore di mattina […]. Ditemi se volete rimessa la lettera di Morlacchi.