Data: 16/07/1835



Luogo: Milano

ID: Bellini_47



 

Milano, li 16 luglio 1835

Sig. Cav. Maestro Vincenzo Bellini

Parigi

L’essere da molto tempo sotto la cura del Le Roy rendendomi un poco spossato ed inquieto, e la natura della grata vostra 3 giugno esigendo vigor di pensiero e pacatezza d’animo per rispondere, ecco i motivi per i quali trasportai fino ad oggi una tale operazione. Procurerò per altro d’esser breve, perché il distendersi troppo sopra un argomento ingrato produce talvolta una involontaria irritazione, distruggendo così tutti i propositi di pace e di quiete che si erano prefissi.

Prima però di scendere alle vive obbiezioni da voi opposte con tanta alacrità al mio conto della Sonnambula, permettetemi che vi chiegga se, mentre il cuore ve le dettava, non vi fu mai dentro di voi una voce che vi ricordasse quale forte somma io pagai per quello spartito? Che vi facesse presente che per poterlo collocare a Parigi ed a Londra mi fu forza di comprar anche con grande dispendio l’Anna Bolena (fonte per me di tanti dispiaceri) sì che dovetti darne una precipitosa commissione a Cerri, perché si affrettasse all’acquisto e subito me la spedisse, altrimenti avrei comprato indarno per quelle due città la Sonnambula, e quindi alla società non ne sarebbe venuto il vantaggio di quel nolo e più ancora del nome che lo spartito si acquistava, nome che veniva a riflettere un’utilità susseguente alla società stessa? Queste voci avrebbero alquanto rattemperato il calore e l’impeto delle dette vostre obbiezioni.

Venendo ora alle specialità delle medesime, circa alla Cavatina dei Capuleti mi costò l’affrancatura alla nostra posta fr‹anchi› 20, con questa affrancatura essa passò le nostre frontiere, e giunse nel Bureau di posta a Londra, donde per ritirarla si ebbero a pagare altri fr‹anchi› 30. Voi che sapete quanto costino a Londra le lettere, non dovevate farvi meraviglia che un pezzo di musica dovesse costar tanto. Intanto alla mia dimora a Londra e a Parigi, se aveste ben osservato il conto, avreste veduto che non esposi che il tempo consacrato all’utile della Società, perché quello che impiegai nei miei interessi di editore, un mese per città (mi sarebbero bastate due settimane) non lo conteggiai. Quand’io esternai in Milano la mia intenzione di recarmi colà che avrei fatto così valere assai più la nostra Società, né voi né gli altri soci pensaste a disapprovarmi, anzi lodaste il pensiero, ed è per questo che l’impresa del Carcano, consocia in questo spartito, non mi fece alcuna obbiezione su questa partita. Da voi poi non me lo sarei aspettato giammai, da voi che sapete per pratica quanto si possa attendere da uno spartito non custodito, e certo se ogni sera non avessi fatto quella sentinella di portare e riportare dal teatro lo spartito, non so se aveste potuto percepire quello che ve ne venne dopo ad onta della vera fiducia nel Rubbi, a cui non male s’assesta il nome come ad ogni altro copista di mestiere, quando non hanno addosso una attiva ed incessante vigilanza. Marietti mi vide in quella mia improba fatica e dovette certamente lodare la mia pazienza.

Io poi che per i miei affari d’edizione avrei avuto di troppo d’un paio di settimane per città, ma che per gl’interessi della Società vi rimango tanto tempo, lasciando intanto in mano di agenti i miei principali affari, mi trovo ora veramente mal corrisposto da voi, vedendomi rimproverato ciò, di cui doveva aspettarmi lode. Ma siccome suppongo che tutto questo lo scriveste in un qualche momento d’animo incitato (che anche fra i piaceri di Parigi s’insinua talvolta lo scontento e la rabbia) così sono persuaso che non farete su questa cosa nessuna ulteriore parola, perché sono certo che voi non vorreste costringermi a recedere da ciò che mi è giustamente dovuto per non lasciarmi poi nell’animo il pensiero che il gentile Bellini usò meco fortemente una volta, e sospese una volta la sua amicizia per me. Dal canto mio poi non mi mostrerò restio ad accordarvi ciò che più si accosta alla natura delle nostre reciproche relazioni d’editore e compositore, e per riguardo alle opere stampate, vi calcolerò le opere come complete, e non a pezzi in dettaglio, formandovi anche quei pochi che possono mancare al completamento di alcune, e quindi mi direte quali sono le opere complete che devo addebitarvi ed in che numero di copie, e questa resterà una partita che regolerà poi definitivamente il conto, che in sospeso di questa differenza di cui poscia sarò a darvi credito, si bilancia come segue:

Quota spettante al Maestro Bellini per la Sonnambula a tutto il 1833 fr. 1355,17.

 

Nolo Sonnambula a Parigi        1833-34     fr. 400, 00

               Id.                  id.             1834-35     »  400, 00

               Id.            Londra           1834-35    »   500, 00

                                fr. 1300, 00

 

Terzo spettante al maestro Bellini                fr.   433, 33

Cessione Puritani                                         »   2000,00   

                                                                                           

                                          Suo avere – Totale fr. 3787, 10

 

              Dare

Suo conto a tutto 1833                               fr. 1101, 67

Rimessogli a suo carico a Parigi                 »  1000, 00

Riscosse da Severini                                »    747, 70

Simile da Laporte                                      »    500, 00

                                                                      

                                                              Dare fr. 3349, 37        3349, 37

                                                                                                                                                                                                        

                                                             Avere residuo fr.   437, 73

 

Sperando che la parte Conti sia per tal modo esaurita, depongo con questa ogni paura di mostrar collera, e scendendo agli altri particolari vi dirò che al Grua l’Anna Bolena e la Sonnambula l’ho date io (quest’ultima la troverete nei conti successivi) ma siccome per la Norma io calzava alto, egli mi disse che sapendo che con questa non mi taceva torto, si sarebbe rivolto a chi gliela dava a fr‹anchi› 80: vedete che bel gusto il non aver custoditi gli spartiti? A tali prezzi, ed a più bassi ancora non solo la Norma, ma anche la Sonnambula e la Beatrice si vendono, e credo che in breve sarà così anche dei Puritani, e su questi vado a dirvi qualche cosa d’interessante in risposta alla vostra del 16 giugno. Vi ho già scritto il dì 11 giugno che una delle primarie imprese mi aveva offerto il vostro spartito e quello di Donizetti, per la metà del prezzo da voi richiestomi. A quell’epoca mi era già stato detto che quest’opera doveva darsi a Cremona per la fiera, ma non avendo dati più certi non vi dissi qual fosse l’impresa, e vi tacqui la circostanza di Cremona. Ora però che le cose mutarono, vi dirò che circa all’offerta degli spartiti fu lo stesso duca Visconti che me la fece; che circa al farsi l’opera a Cremona la cosa è verissima, perché furono scritturati i bassi Marini e Varesi per questo oggetto, e che solo dipende l’esecuzione dall’approvazione del libretto, che non può trovare difficoltà meno in alcune parole. Ed anche da Trieste ebbi lettera che vi si fa quest’opera; finalmente posso assicurarvi che Morelli (non a me perché sono con lui disgustato) ma alla presenza di un maestro mio amico, disse che avrebbe dato al teatro di Varese!!!! quest’opera nell’autunno, perché, attesa la malattia del Duca Litta, ne è dopo l’impresario, e sulla dimanda fattagli dubbiosamente dal detto maestro sull’autenticità dello spartito, egli rispose che la garentiva tratto dall’originale e in tutto conforme. Insomma per maggiormente provarvi la cosa, vi dirò che per una strana combinazione mi capitò in mano la partitura della Polacca scritta di mano francese (una mano che parmi consimile a quella che vedesi in un pezzo dello spartito Il Bravo) con carta francese e tutto insomma che prova essere venuto dalla fonte, e perché possiate verificare l’istrumentazione vi mando 13 battute d’una parte di essa, dove anche entrano degli strumenti; il che facilmente ve la farà riconoscere per vera o falsa.

Quello che poi più a me importa, si è che questo spartito è nelle mani di Lucca e d’Artaria; che il primo ha una calcografia a Chiasso come già sapete, ed il secondo a Novara dove ne eresse una recentemente. Che questi due, vincolati da nulla, potranno ora stampare i pezzi già pubblicati, ma ridotti intieri e non mutilati come i miei, che mi costano tanto, e che perciò non possono vendersi molto; e quello che è peggio stamperanno tutta l’opera completa, e la dirameranno per tutto, mentr’io me ne starò coi miei nove pezzi storpiati ad aspettare che intanto si diano per tutto le loro edizioni, prima che mi giunga il permesso e i mezzi di stamparla completa io pure! Voi vedete però che ciò non è giusto, e che se non pensate ad impedirmi un tanto danno col mandarmi subito la riduzione completa ed affrettarne l’epoca della pubblicazione, io sarò in diritto di pretendere un’indennizzazione. Quando anco poi per motivi di censura l’opera non dovesse darsi, che non credo, i possessori dello spartito non mancheranno di completarne la riduzione, e sarà sempre per me lo stesso; e se male non ho interpretato il seguente avviso, pubblicatosi nella Gazzetta di Francoforte da’ Schott di Magonza, anch’essi non stanno aspettando altro permesso per pubblicare tutta l’opera: Al Teatro tedesco non sarà disinteressante l’avviso che fra poco quest’opera accomodata pel teatro tedesco, sarà pubblicata presso i maestri Schott figli di Magonza.

Nella lusinga perciò che nella vostra risposta mi darete una prova d’amicizia e di giustizia, termino col salutarvi con tutta la cordialità e dirmi

vostro affo amico

Giò Ricordi.

 

       

 

 

Ed. AMORE1894, [r] pp. 444-450; NERI2001, [r] pp. 111-115; OLSCHKI 2017, [r] pp. 548-551.